Ancora, la guerra.
Per molti lo spettro sembrava lontano.
Nel tempo, a quasi ottant’anni dall’ultima “guerra ufficiale”.
Nello spazio, perché in Asia, Africa e Sud America muoiono decine di migliaia di persone in tanti conflitti, ma non nel sicuro nido europeo (la guerra nei Balcani ce la siamo dimenticata).
Nella forma, perché le guerre dei potenti, per mantenere il controllo e arricchirsi, si combattono sotterranee, senza dare nell’occhio, nelle questure e nei tribunali, poi nelle carceri e, al massimo, coi manganelli della celere.
Noi sappiamo da che parte NON stare.
Non con lo zar russo e la cricca di oligarchi che domina quel lato di mondo. Ma nemmeno con la Nato e gli Stati Uniti, che, con modi solo più camuffati e imbellettati, hanno invaso tanti paesi negli ultimi decenni.
Non stiamo con la retorica patriottica della difesa della nazione.
Stiamo con chi ogni giorno, nella comunità, nelle strade, sui posti di lavoro, costruisce solidarietà e spazi di libertà.
Un piccolo segno: il 25 aprile, un corteo dalla rotonda dedicata all’indimenticabile Dodi, dalla periferia fino al centro della città.
Per ricordare che la resistenza al fascismo, nelle sue infinite forme, non deve finire mai.