storia 5: Pascal

4 aprile 2022
Ho la fortuna di avere ancora conservata in vita la veneranda madre di anni 95. Tra i tanti acciacchi dell’età, la poveretta si ritrova costretta a recarsi allo IOR (volgarmente chiamato “Rizzoli”) per una terapia antalgica.
All’ingresso, il solerte operatore di guardia (privata) ci spara un colpo in fronte con il termometro a pistola. «A posto, vada pure signora!».
Poi viene il mio turno e dopo il colpo che garantisce lo stato di non febbricitante mi dice: «green pass, per favore»
«Certo. Mi può mostrare il documento che l’autorizza a chiedermelo?»
E lui strabuzzando gli occhi ed allungando il collo: «Cosa?»
«Sì, l’autorizzazione al trattamento dei dati sensibili»
«… Aspetti qui un momento per favore» mi dice mentre si avvia verso lo sportello della portineria. Vedo che parlotta attraverso il vetro con la portiera. Pure lei allarga le orbite; guarda me dalla distanza, poi guarda lui, gli dice qualcosa e prende il telefono.
Il prode guardiano ritorna da me «guardi, per cortesia, si accomodi su queste poltroncine con la signora, vengono subito»
Vengono subito chi‘, penso, boh. E intanto faccio l’accettazione, non si sa mai che all’arzilla (ma acciaccata) vecchietta tocchi perdere il turno.
Dieci minuti, poi un uomo vestito in blu, con mascherina in tinta e nessun grado sul maglioncino, ma con la scritta sul taschino “polizia”, mi si avvicina e mi dice: «potrebbe mostrarmi il green pass per cortesia?»
«Guardi, lei non è autorizzato a chiedermelo, a meno che non mi mostri l’autorizzazione al trattamento dei dati sensibili che, tra l’altro, garantisce che lei sia stato formato a tal proposito.»
Lui zitto.
Mi guarda sporgendo leggermente il collo. Gli occhi sgranati (deve essere un’abitudine di questi qui, che hanno dato per scontato la sottomissione della gente).
«Se mi impedite di accompagnare alla visita mia madre, chiamo i carabinieri, così casomai chiariamo la faccenda tutti assieme…»
Il poliziotto mi guarda ancor più frastornato e dice «mi può fornire un documento di riconoscimento? Questo, almeno, glielo posso chiedere….»
«Eccolo qua» gli rispondo, mostrandoglielo.
«Aspetti un momento, che chiedo alla Direzione Sanitaria» mentre me lo prende di mano.
«Chieda pure. Ma pure loro devono essere autorizzati a chiedere il green pass» dico alle sue spalle dato che si era già incamminato verso l’ufficio.
Altri dieci minuti, poi il tutore dell’ordine torna reggendo un foglio e mi fa: «Sua madre ha delle difficoltà?»
«Come ‘ha delle difficoltà‘, ha 95 anni!» dico io «ma non vede la stampella? non vede che fa fatica a camminare, come allunga il collo per guardarla in faccia, che poco ci vede?» ed anche poco ci sente, ma questo il poliziotto non lo può sapere e allora glielo dico io.
Mentre scarabocchia qualche crocetta sul foglio dice: «va bene, andate pure. Dove dovete andare?»
«In quell’ambulatorio in fondo al corridoio» gli dico indicandolo
«Ecco, così se ho bisogno di voi so dove siete»
Che bisogno potrà mai avere di noi, solo dio lo sa.
Quello che invece si sa è che per salvaguardare la salute di mia madre lo stato mi ha voluto identificare. Si sa mai…